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Introduzione
Credits
Joan Mirò
Lettera MJean Mirò
(Barcellona 1893-Palma de Maiorca 1983)
Nel 1912 decide di dedicarsi interamente alla pittura e si iscrive alla Scuola d'Arte, che frequenterà fino al 1915. Nel 1920 si reca per la prima volta a Parigi dove conosce Picasso. Soggiorna stabilmente a Parigi tra 1925-26. Realizza i primi collages-oggetto (1926-30), lavora assiduamente alla pittura, al disegno, all'incisione a punta-secca. Allo scoppio della seconda guerra si trasferisce con la famiglia a Palma di Majorca. Nel 1941 si tiene la sua prima retrospettiva al Museum of Modern Art, New York. Lavora prevalentemente su carta ed esegue alcune sculture in ceramica e bronzo. Nel 1947 partecipa alla mostra Le surréalisme en 1947: Exposition internationale du surréalisme alla Galerie Maeght di Parigi. Negli anni '50 si dedica principalmente alla scultura ed alla grafica. Si trasferisce definitivamente a Palma nel 1956. Tra gli anni 1961-1970 riceve premi e riconoscimenti di grande prestigio.Nel 1972 viene costituita la Fundació Joan Miró, Centre d'Estudis d'Art Contemporani, che aprirà al pubblico nel 1975 con una vasta selezione di dipinti, sculture e grafica. Importante retrospettiva al Museo Español de Arte Contemporáneo di Madrid nel 1978.
Giuseppe Santomaso
Lettera HGiuseppe Santomaso
(Venezia 1907 –Venezia 1990)
.Dopo gli studi all'Accademia delle Belle Arti di Venezia, (1933-40) inizia l'attività espositiva. Durante gli anni '30 espone alla Biennale di Venezia nel 1934 e nel 1936 e tiene la sua prima personale alla Galerie Rive Gauche di Parigi nel 1939 (presentazione in catalogo di G. Marchiori). Nell'immediato dopoguerra (1946-1960) è tra i promotori del 'Fronte nuovo delle Arti' e ne firma il manifesto con Vedova, Viani, Leoncillo, Morlotti, Birolli, Pizzinato, Cassinari e Guttuso. Negli anni '50 ottiene importanti riconoscimenti e partecipa a numerose esposizioni. Prosegue un'intensa attività espositiva,(1960-1990) che lo porta ripetutamente alla Biennale di Venezia, a Documenta a Kassel e in numerosi musei del mondo. Si segnalano in particolare, nel 1965-66, tre importanti retrospettive, con oltre cento opere, nei musei di Berlino, Amburgo e Dortmund.
Marino Marini
Lettera XMarino Marini
(Pistoia 27 febbraio 1901-Viareggio 6 agosto 1980)
Dopo gli studi all'Accademia di Belle Arti di Firenze, si dedica con assiduità al disegno e alla pittura, per poi approdare alla scultura dai primi anni '20. Nel 1929 ottiene la cattedra di scultura presso la scuola d'arte di Villa Reale a Monza e, nel 1932, presenta a Milano la sua prima personale. Nel 1935 vince il primo premio per la scultura alla Quadriennale di Roma. Risalgono al 1936 i primi cavalieri, opere che caratterizzeranno la sua produzione artistica successiva. In Svizzera durante la guerra, entra in contatto con Giacometti ed altri maestri della scultura del suo tempo. Rientra in Italia nel 1946 e nel 1947 partecipa alla XXIV Biennale di Venezia con una sala personale. Inizia ad esporre negli Stati Uniti. Gran Premio Internazionale di Scultura alla Biennale di Venezia nel 1952, Gran Premio Internazionale dell'Accademia dei Lincei di Roma nel 1954.Espone in tutto il mondo, presentando due importanti antologiche al Kunsthaus di Zurigo nel 1962 e in Palazzo Venezia a Roma nel 1966.
Cesare PeverelliLettera J
Cesare Peverelli
( Milano,1922 – Francia 2000)
A causa di una grave malattia (1937)abbandona gli studi e decide di dedicarsi alla pittura. Entra in contatto (1939-41) a Milano, con Morlotti e con il Gruppo di Corrente, del quale condivide gli ideali politico/artistici. Frequenta l'Accademia di Brera sotto la guida di Funi. Vince il Premio Junker nel 1941. Realizza opere di stile post-cubista (1942-44), che verranno in parte esposte nel 1944 in una personale alla Galleria del Milione di Milano. Conosce Guttuso e soggiorna nel suo studio a Roma per qualche mese nel 1942. Nel 1948 è tra i fondatori della rivista Pittura e si interessa di psicanalisi e filosofia, che lo portano ad avvicinarsi alla poetica del Surrealismo Nel 1952 firma il manifesto spaziale, più per aderire ad un'iniziativa realmente innovativa in campo artistico che per reale adesione ai temi dello spazialismo, che considera di esclusiva pertinenza di Fontana. Dal 1954 le sue immagini si sintetizzano in insetti e, dal 1957, in personaggi. Nel 1957 si trasferisce a Parigi. La sua opera si indirizza verso tensioni naturalistiche, con un più marcato uso del colore. Continua con coerenza (1971-2000) il lavoro sui temi sviluppati nei precedenti decenni.
Wilfredo Lam
Lettera WWILFREDO LAM
(La Grande, Cuba, 1902 - Parigi, 1982)
Pittore e scultore, conosciuto per il suo stile artistco generato fondendo gli stili del cubismo e del Surrealismo con i colori e le forme dei Caraibi. Nel 1916, dopo che si trasferì all’Avana, cominciò ad effettuare gli studi delle piante tropicali nei giardini botanici. Poi ha iniziato a studiare al Escuela de Bellas Artes (1918 - 1923) e si è trasferito in Spagna (1923 – 1938). A Madrid ha studiato con il pittore reazionario Fernando Alvarez de Sotomayor, curatore del museo del Prado, che era inoltre l'insegnante di Salvador Dalì. Le sue pitture all’iniziano erano di stile realistico, ma di col tempo la sua arte è diventata semplificata e decorativa. Fra 1942 e 1950, ha esposto alla galleria di Pierre Matisse a New York. Nel 1964, ha ricevuto il premio internazionale di Guggenheim e durante il 1966–67 diverse retrospettive del suo lavoro presso musei importanti, come il Kunsthalle Basilea; il Kestner-kestner-Gesellschaft, Hannover; il museo di Stedelijk, Amsterdam; il Moderna Museet, Stoccolma; e Beaux-Arti del DES di Palais, Bruxelles.
Man Ray
Lettera RPietro Consagra
Lettera LPIETRO CONSAGRA
(Mazara del Vallo, Trapani 1920)
Si trasferisce a Roma (1944) e stringe rapporti di amicizia con Guttuso, Turcato, Mafai. Nel 1946 visita, a Parigi, gli atelier di Brancusi, Hartung, Laurens a Adam. Entra in contatto con la giovane Ecole de Paris. Nel suo studio a Roma (1947) scrive il manifesto che sarà pubblicato nel primo numero della rivista Forma, nel quale i firmatari prendono posizione in favore dell'astrattismo come unica via di fare Arte nuova. Partecipa alla prima mostra del Gruppo Forma alla Galleria Art Club. Nel 1949 partecipa alla mostra Scultura Contemporanea al Palazzo Venier de' Leoni di Venezia, a cura di Peggy Guggenheim. Dal 1958 mostre personali al Palais des Beaux Arts di Bruxelles e World House di New York e riceve il Carnegie International Prize. Nel 1969 nel libro La città frontale teorizza l'idea dell' Edificio frontale, una città interamente creata da artisti.E' di questo periodo il raggiungimento della consapevolezza che l'opera è bifrontale, con due punti di vista di uguale valore.Rientrato in Italia, inizia a lavorare anche a Milano. Primi lavori con il marmo (1972). Nel 1984 viene inaugurato il suo primo edificio frontale, Il Meeting, nella Gibellina nuova ricostruita dopo il terremoto del Belice.
Cesar
Lettera QCorrado Cagli
Lettera PCORRADO CAGLI
(Ancona 1910 - Roma 1976)
Nel 1927 esordisce con una pittura murale a tempera, seguita l’anno successivo da un altro murale, questa volta a tempera magra. Segue con entusiasmo la sua vocazione “murale”. Dimostra di possedere una personalità vivace ed irrequieta, animata da un’intelligenza fantasiosa e critica. Imposta la sua indagine su un persistente sperimentalismo tecnico ed espressivo. Forma con Caporossi e Cavalli il gruppo della 'Nuova pittura Romana', alla fine del 1932 a Roma. Verso la fine dell’anno 1933 mentre stilano il 'Manifesto del Primordialismo Plastico', da pubblicarsi in occasione della loro mostra a Parigi (dicembre 1933), litigano. In quegli anni a Roma, nonostante sia appena ventenne, è considerato l’esponente di punta della nuova generazione artistica. Nel 1938, di fronte all’incalzare delle persecuzioni razziali, essendo di origini ebraiche, si rifugia a Parigi e poi a New York (1939), dove apre uno studio. Nel 1948 ritorna definitivamente a Roma., Da questo momento, secondo il suo metodo di ricerca multipla, sperimenta diverse tecniche e linguaggi espressivi fortemente astrattizzanti o non figurativi(neometafisica, neocubismo, informale).
Max Bill
Lettera Nmax bill
(Winterthur 1908- Berlino 1994)
E' stato molto attivo come architetto, designer, grafico, pittore, scultore, insegnante, saggista, uomo politico; l'ultimo vero grande protagonista del fare costruttivo, ultimo possessore di saggezza plastica e operativa. Per lui tutto era progetto: modi di vita, spazi, utensili, oggetti d'uso quotidiano. Ha realizzato innumerevoli pitture e le sue sculture sono in luoghi pubblici di molte città del mondo. Il nucleo di questa poliedricità si forma, tra il 1927 e il 1929, al Bauhaus di Dessau, dove ha avuto modo di conoscere le opere costruttiviste e di frequentare grandi maestri dal quale impara a motivare rigorosamente ogni cosa fatta. Dal 1930 opera come architetto e pittore e dal 1932 come scultore cercando di elaborare un nuovo concetto di opera in cui un'idea si concretizzi in sé, senza l'intervento di alcun processo di astrazione. Dal 1936 inizierà anche a redarre e a pubblicare scritti che abbracciano tutti i settori del fare. Dall'inizio degli anni quaranta si dedica alla pittura concepita come generazione e controllo di energie cromatiche della superficie dell'opera mediante strutture geometriche. La sua attività continua intensamente e riceve innumerevoli premi e onorificenze.
Valentino Trubbiani
Lettera VVALERIANO TRUBBIANI
(Macerata, 1937)
Comincia a scolpire nella bottega del padre, fabbro ferraio, stimolato nella sua immaginazione dagli attrezzi agricoli della civiltà contadina. Esordisce a Macerata nel 1957 in due mostre personali. Le sue prime sculture in ferro saldato guardano all’informale. Ha una prima mostra personale alla Galleria Alta di Venezia nel 1962. Nelle sculture di questi anni, ispirate all’aratro, interviene incidendo i piani di acciaio che assemblati, fanno pensare a macchine belliche (Bellica 0015). Tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70 introduce nella sua scultura la figura umana e gli animali, sottoposti alla tortura di macchine diaboliche. Nel 1968 realizza i suoi primi film in super 8 e la sua prima opera in chiave ambientale, Ludi funeralia. Nel 1972 ha una sala personale alla Biennale di Venezia: presenta la scultura ambientale Ractus-ractus. Negli anni ‘80 la sua scultura ha una fase più narrativa, ispirata ai temi del mare e della nave. In questo ambito collabora alla realizzazione di alcune scene del film La nave va di Fellini. Nel 1987 presenta al Palazzo Municipale di Recanati opere ispirate a Giacomo Leopardi. Nel 1989 è nominato Accademico di San Luca.
Graham Vivian Sutherland
Lettera SGRAHAM VIVIAM SUTHERLAND
(1903-1980)
Era della generazione degli allievi che, influenzati da Samuel Palmer, hanno fatto rivivere l'arte di incidere con una visione romantica del paesaggio inglese. Il litorale di Pembrokeshire si è transformato in una fonte lifelong di ispirazione ed ha sviluppato una risposta altamente personale che bordering sull'estratto. Ha contribuito alla mostra surrealista internazionale a Londra ed è diventato un artista ufficiale di guerra. L'immagine cristiana della traversa si è transformata in un tema di ricorso ed è stata incaricata 1952 per progettare il Christ nel glory nel Tetramorph per la cattedrale tdel Coventry. Il suo ritratto di Churchill, per contrassegnare l'ottantesimo compleanno dei Primi Ministri ha causato una sensazione alla relativa rivelazione nel 1954 e successivamente è stato distrutto dalla moglie.
Giacomo Manzù
Lettera TGIACOMO MANZU'
(Bergamo 1908 - Roma 1991)
Pseudonimo di Giacomo Manzoni, scultore e pittore italiano. La sua vera scuola furono le botteghe degli artigiani dove imparò a lavorare con le mani diversi materiali come il legno, la pietra e l’argilla. Comprese di dover coltivare il proprio interesse per l'arte a Verona, dove ebbe modo di studiare le porte di San Zeno e si appassionò ai calchi dell'Accademia Cicognini. Nel 1930 si stabilì a Milano, dove entrò in contatto con Aligi Sassu e Renato Birolli. L'incontro con l'opera di Medardo Rosso e un secondo breve soggiorno a Parigi, durante il quale conobbe Auguste Rodin, lo portarono ad abbandonare lo stile arcaizzante del periodo giovanile. Tra i suoi temi preferiti in quest'epoca furono la figura femminile e i soggetti religiosi, che mostrano una grazia e un'attenzione alle proporzioni riconducibile ai principi classici, coniugate con raffinati giochi di luce d'origine impressionista. Alla fine degli anni Trenta Manzù iniziò la famosa serie dei Cardinali, e nel 1941 ricoprì per un breve periodo la cattedra di scultura all'Accademia di Brera. Dal 1952 al 1964 lavorò alla Porta della Morte, dedicata a papa Giovanni XXIII, per la basilica di San Pietro a Roma.
Giuseppe Guerreschi
Lettera UGIUSEPPE GUERRESCHI
(Milano 1929 - Nizza 1985)
Pittore e incisore, la sua opera, sviluppata nell'ambito del realismo sociale, influenzata dall'espressionismo e dal surrealismo, si incentra sulla denuncia dei drammi della guerra, del razzismo e della violenza politica . E' stato legato al clima realistico della crudele verità contemporanea. Le sue acqueforti, per la tecnica e la profondità dell'ispirazione, lo pongono tra i maggiori artisti italiani.
Alexander Calder
Lettera ZALEXANDER CALDER
(1898 Lawnton, Pennsylvania- 1976 New York)
Si dedica pienamente alla pittura dal 1923 e nel 1925 espone un dipinto alla Ninth Annual Exhibition of the Society of Independent Artists, Waldorf-Astoria, New York. Decide di trasferirsi a Parigi,(1928) dove conosce Mirò. Lavora con assiduità a sculture di cavi metallici e legno, aventi come soggetto principalmente animali. Nel 1929 espone al Salon de la Société des Artistes Indépendants (Parigi) ed in collettive a Parigi, New York e a Berlino. Nel 1931 viene fondato Abstraction-Création,al quale egli è invitato. Conosce Picasso. Nel periodo centrale della sua vita artistica ( 1932-1950) realizza i suoi famosi mobiles, che lo portano alla notorietà ed a larghi consensi da parte della critica in tutto il mondo. Negli ultimi anni della sua vita (1951-1972) viaggia moltissimo in tutto il mondo, partecipando a numerose rassegne internazionali ed entrando in contatto con tutte le principali personalità artistiche del periodo. Oltre alle sue sculture, unanimemente riconosciute fra le più significative creazioni artistiche del '900, si dedica con impegno alla realizzazione di gouaches. Riceve importanti riconoscimenti, quali Grand Prix National des Arts et des Lettres dal Ministero francese della Cultura (1974) Unted Nations Peace Medal (1975).
Giorgio De Chirico
Lettera OGIORGIO DE CHIRICO
(1888-1978)
Nel 1906 si trasferì a studiare in Germania a Monaco, dove venne a contatto con la cultura tedesca più viva del momento, fu molto colpito in particolare dalla pittura simbolista e decadente. Nel 1910 si trasferì a Parigi, ma rimase estraneo al cubismo che, in quegli anni, grazie a Picasso, rappresentava la grossa novità artistica parigina. Egli rimase comunque sempre estraneo alle avanguardie. In quegli anni dipinse molti dei suoi quadri più celebri che vanno sotto il nome di «Piazze d’Italia». Nel 1916, all’ospedale militare di Ferrara, De Chirico incontrò Carrà, ed insieme elaborarono la teoria della pittura metafisica. In questo periodo, oltre agli spazi architettonici, entrano nei soggetti dechirichiani anche i manichini. Dal 1918 al 1922 partecipa attivamente alla vita di «Valori Plastici», mentre nel 1924 torna a Parigi dove frequenta il gruppo dei Surrealisti anche se non accettò mai di integrarsi nella loro poetica o nel loro stile. In seguito la sua pittura si rivolse sempre più ad una classicità di tipo archeologico, dove il ricorso alle mitologie venne sempre interpretata in chiave metafisica, che rimase comunque il suo principale amore.
Pietro Cascella
Lettera YPIETRO CASCELLA
(Pescara 1921)
Comincia ad interessarsi di pittura ancora giovanissimo. Nel 1938 si trasferisce a Roma con il fratello Andrea per seguire i corsi dell'Accademia di Belle Arti. Negli anni che seguono, insieme al fratello lavora in una fornace per la ceramica. L'abbandono della pittura a vantaggio della scultura avviene a partire dal primo dopoguerra. Nei primi anni Cinquanta, sempre con Andrea, realizza opere di ceramica anche di grande formato. Nel 1957 partecipa al Concorso per il 'Monumento di Auschwitz' con un progetto realizzato dal fratello Andrea e dall'architetto Julio Lafuente. L'opera che vedrà la luce nel 1967 sarà una delle più importanti creazioni dell'artista italiano. Negli anni successivi l'attività sarà molto intensa e densa di affermazioni. Nello stesso periodo lavora a quadri-scultura con tematiche surreali. La sua ricerca si orienta quindi verso la pietra e il marmo, materiali in cui realizza la gran parte delle sue opere monumentali. Numerose sono le sue mostre personali. La sua ricerca si orienta soprattutto verso opere a carattere monumentale. Risalgono agli anni Settanta , per esempio, l'Arco della Pace a Tel Aviv, Omaggio all'Europa a Strasburgo.
Emilio ScavaninoNumero 50
EMILIO SCANAVINO
(Genova 1922-Milano 1986)
Negli anni 1949-50 comincia a dedicarsi completamente alla pittura. A Londra conosce diversi artisti tra cui l’opera di Bacon, che lo impressiona profondamente. Prima personale (1948) presso la Galleria Isola di Genova, con opere di timbro espressionista. Successivamente comincia a dedicarsi completamente alla pittura. Nella fabbrica di ceramiche in cui lavora stringe amicizia con Fontana e tanti altri. Nel 1958 riceve il premio Lissone e alla Biennale il premio Prampolini. Si trasferisce con la famiglia a Milano. Dal 1968 lavora principalmente a Calice Ligure, meta di numerosi artisti che formano attorno a Scanavino una sorta di cenacolo. Dal 1971 a Roma, dove occupa un atelier, entra in rapporto d'amicizia con Arturo Zavattini, Bozzini, Pesci, Malago. Nel 1972 reduce da un delicato intervento chirurgico, attinge a energie rigenerate, dando vita ad una nuova fase creativa che lo conduce in Belgio, Francia e Germania. Vive e lavora a Calice Ligure. La Kunsthalle di Darmstadt (1973-74) presenta una vasta antologica di opere, poi esposta in Italia, a Palazzo Grassi (Venezia) e Palazzo Reale (Milano). Malgrado la malattia, continua un'intensa attività artistica, con mostre in spazi pubblici e privati
Jean Mirò
(Barcellona 1893-Palma de Maiorca 1983)
Nel 1912 decide di dedicarsi interamente alla pittura e si iscrive alla Scuola d'Arte, che frequenterà fino al 1915. Nel 1920 si reca per la prima volta a Parigi dove conosce Picasso. Soggiorna stabilmente a Parigi tra 1925-26. Realizza i primi collages-oggetto (1926-30), lavora assiduamente alla pittura, al disegno, all'incisione a punta-secca. Allo scoppio della seconda guerra si trasferisce con la famiglia a Palma di Majorca. Nel 1941 si tiene la sua prima retrospettiva al Museum of Modern Art, New York. Lavora prevalentemente su carta ed esegue alcune sculture in ceramica e bronzo. Nel 1947 partecipa alla mostra Le surréalisme en 1947: Exposition internationale du surréalisme alla Galerie Maeght di Parigi. Negli anni '50 si dedica principalmente alla scultura ed alla grafica. Si trasferisce definitivamente a Palma nel 1956. Tra gli anni 1961-1970 riceve premi e riconoscimenti di grande prestigio.Nel 1972 viene costituita la Fundació Joan Miró, Centre d'Estudis d'Art Contemporani, che aprirà al pubblico nel 1975 con una vasta selezione di dipinti, sculture e grafica. Importante retrospettiva al Museo Español de Arte Contemporáneo di Madrid nel 1978.
Henry Spencer Moore
Numero 8HENRY SPENCER MOORE
(Castleford -Yorkshire 1898-Perry Green, Much Hadham, Hertfordshire 1986)
Si interessa alla scultura messicana, egizia e africana che ha modo di vedere al British Museum. Nel 1925 ottiene una borsa di studio della Royal Academy che gli permette di visitare l'Italia. La prima personale delle sue sculture si tiene nel 1928. Negli anni '30 Moore è membro di Unit One, un gruppo di artisti di avanguardia organizzato da Paul Nash; inoltre egli ha una forte influenza sul movimento surrealista inglese anche se non è del tutto legato ai suoi principi. Dal 1940 al 1943 si dedica quasi esclusivamente al disegno. Nel 1943 riceve l'incarico di scolpire una Madonna e Bambino, che costituisce la prima di una importante serie di gruppi scultorei di famiglia. Nel 1948 vince il Premio Internazionale di Scultura alla Biennale di Venezia. Negli anni '50 esegue alcune importanti commissioni pubbliche fra le quali una Figura sdraiata (1956-58) per il palazzo dell'UNESCO a Parigi. Nel 1963 gli viene conferito il British Order of Merit. Londra. Dona una gran parte delle sue sculture alla Tate Gallery di Londra.
Ennio MorlottiNumero 6
ENNIO MORLOTTI
(Lecco, 1910 – Milano 1992)
Si laurea all'Accademia di Firenze (1937) si trasferisce a Milano e si iscrive all'Accademia di Brera dove rimarrà per tre anni. Entra nel 1940 nel gruppo di Corrente del quale fanno parte tra gli altri, artisti come Bruno Cassinari, Lucio Fontana, Aligi Sassu e Renato Guttuso. Dipinge le prime Statue (1941). Insieme a Treccani (1943) redige il Primo Manifesto di Pittori e Scrittori; la polizia ne sequestra le bozze. Collabora (1946) alle riviste Numero, Il 45, Pittura, L'Italia Libera e scrive la famosa Lettera a Picasso. Nel 1946 prima mostra personale a Milano. Aderisce al Fronte Nuovo delle Arti. Parte per Parigi dove conosce Picasso, Dominguez, Braque ed altri famosi pittori.Partecipa (1948) insieme a tutti gli altri artisti del Fronte alla XXIV Biennale di Venezia.Il Fronte si divide nel 1948. In questo periodo (1948/1952) i suoi dipinti sono una libera elaborazione dei modelli neocubisti. Soggiorna per un periodo a Londra e in Scozia e trascorre l'estate del 1960 in Liguria dove comincerà a dipingere le serie dei Cactus e dei Paesaggi Liguri. E nel 1975 comincia a dipingere le Rocce. Partecipa a numerose importanti rassegne nazionali tra cui la Biennale di Venezia.
Arnaldo PomodoroNumero 10
Mauro Reggiani
Valerio Adami
Numero 9Valerio Adami
(Bologna 1935)
Giovanissimo, inizia a dipingere a Venezia con Felice Carera. Il 1951 registra due degli incontri fondamentali per la sua vita di artista: incontra, e frequenta, Oscar Kokoschka e inizia a studiare disegno con Achille Funi all'Accademia di Brera a Milano. Del 1952 è il primo viaggio a Parigi, dove risiederà, almeno per una parte dell'anno, dal 1960; inizia una serie di lunghi soggiorni che lo porteranno, tra l'altro, a Londra (1958) e New York (1966), città dove ritornerà a più riprese, a Cuba (1967), a Caracas (1969), in Baviera (1974), in India (1977), in Israele (1979), a Tokyo (1983), in Scandinavia (1988), in Argentina (1994). Molte sono le frequentazioni e le amicizie, ricche di scambi di esperienze e di approfondimenti, che intanto si sviluppano con artisti, scrittori, musicisti, ricercatori in molti campi del sapere. Due sono le mostre che, nel 1958, segnano l'esordio espositivo di Adami: una all'Institute of Contemporary Art di Londra e una alla Galleria del Naviglio di Milano. Da allora, numerose sono le esposizioni personali e di gruppo. Valerio Adami vive tra Parigi e Meina, sul Lago Maggiore.
Luca AlinariPoco Universo 2
Enrico BajNumero 7
ENRICO BAJ
(Milano, 1924)
Formatosi a Milano, ha pubblicato nel 1952 a Bruxelles il primo Manifesto della pittura nucleare. Legato alle principali correnti dell’avanguardia internazionale, ha esposto tra l’altro con l’?cole de Paris, col movimento surrealista e col gruppo Phases. Nel 1953 fonda il Movimento Internazionale per un Bahuaus Immaginista. Al suo lavoro nucleare accompagna il ciclo 'classico' delle illustrazioni per il 'De rerum natura' di Lucrezio.Nel 1957 lancia il manifesto 'Contro lo Stile'. Intanto la sua pittura, legata ad una tecnica gestuale e 'drippata', evolve verso una decisa componente collagistica, con l'utilizzo dei materiali più vari: Le Montagne, tele spesso predecorate (arazzi, carta da parati etc.) di colate di 'acqua pesante'; gli Specchi, distrutti e riassemblati sul supporto ligneo, e delle Modificazioni o Contaminazioni, in cui interviene con la sua pittura brutale o la sobria serie dei mobili, collage che ricreano sobri e bidimensionali arredamenti borghesi; maschere tribali, assemblaggi che utilizzano gli scarti della civiltà moderna (telefoni, coccarde, bottoni, rotelle...) per creare ironiche e coloratissime maschere di una civiltà mai esistita. Seguono i feltri (1993-1998).
Emilio VedovaNumero 4
EMILIO VEDOVA
(Venezia 1919)
Autodidatta e precoce, le prime opere compiute datano al 1935 – negli anni bellici aderisce al movimento di Corrente, e prende parte alla Resistenza. Nella seconda metà degli anni Quaranta è tra i protagonisti delle più vive aggregazioni artistiche, dalla Nuova secessione italiana a Oltre Guernica, dal Nuovo fronte delle arti al Gruppo degli Otto, opponendosi con forza al neorealismo. Negli anni Cinquanta realizza cicli celebri come Scontro di situazioni, Ciclo della protesta, Immagine del tempo, che lo collocano tra i massimi esponenti europei dell’informale. Dal 1965 al 1967 lavora al grande Spazio-plurimo-luce, esposto al padiglione italiano all’EXPO di Montréal, vera e propria installazione “totale”. Dal 1965 insegna alla Internationale Sommerakademie di Salisburgo, ereditando la responsabilità che era stata di Kokoschka; dal 1975 al 1985 è docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Negli anni Ottanta si tengono le prime grandi antologiche. Alla fine del decennio nasce il ciclo Per uno spazio, cui seguono cicli come le Partiture e nuove serie di opere grafiche, che confermano la lunga consuetudine, anche sperimentale, dell’artista con l’incisione.
Emilio VedovaNumero 4
EMILIO VEDOVA
(Venezia 1919)
Autodidatta e precoce, le prime opere compiute datano al 1935 – negli anni bellici aderisce al movimento di Corrente, e prende parte alla Resistenza. Nella seconda metà degli anni Quaranta è tra i protagonisti delle più vive aggregazioni artistiche, dalla Nuova secessione italiana a Oltre Guernica, dal Nuovo fronte delle arti al Gruppo degli Otto, opponendosi con forza al neorealismo. Negli anni Cinquanta realizza cicli celebri come Scontro di situazioni, Ciclo della protesta, Immagine del tempo, che lo collocano tra i massimi esponenti europei dell’informale. Dal 1965 al 1967 lavora al grande Spazio-plurimo-luce, esposto al padiglione italiano all’EXPO di Montréal, vera e propria installazione “totale”. Dal 1965 insegna alla Internationale Sommerakademie di Salisburgo, ereditando la responsabilità che era stata di Kokoschka; dal 1975 al 1985 è docente all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Negli anni Ottanta si tengono le prime grandi antologiche. Alla fine del decennio nasce il ciclo Per uno spazio, cui seguono cicli come le Partiture e nuove serie di opere grafiche, che confermano la lunga consuetudine, anche sperimentale, dell’artista con l’incisione.
Arturo CarmassiGiallo
ARTURO CARMASSI
(1925 Toledo, Lucca)
Studia pittura all'Accademia Albertina di Torino, dove tiene le sue prime personali alla galleria La Bussola nel 1948 e 1950. Nel 1952 è invitato alla Biennale di Venezia e si trasferisce a Milano, ove si afferma come figura di rilievo nel panorama dell'Informale italiano. Per tutti gli anni cinquanta partecipa alle principali esposizioni nazionali ed internazionali, presentando le sue opere caratterizzate da forti matericità e cromatismi. Dal 1960 si interessa alla scultura, presentando le sue opere simboliche e surreali alla Biennale di Venezia del 1962.
Chris BurdenArancio
CHRIS BURDEN
(USA - 1946, Boston)
Vive e lavora a Topanga (California).Sicuramente uno degli artisti che ha forzato maggiormente i limiti della Body Art nei primi anni Settanta. Un artista di performances, non dipinse o scolpì alcuna crocifissione; nel 1974, in un lavoro intitolato 'Trans-fixed', si fece lui stesso crocifiggere ad un'automobile. Negli anni Settanta le performances artistiche di Burden compresero anche il farsi sparare, pungere, bruciare, e il farsi investire da un'automobile. Il suo corpo divenne il materiale scultoreo supremo, l'oggetto supremo. L'azione più violenta su se stesso è stata di chiedere a un amico di venire alla galleria con un fucile e sparare sul suo braccio. Burden a quei tempi non aveva mezzi finanziari per documentare adeguatamente il suo lavoro. Così è molto interessante come lui ha mostrato quel pezzo alcuni anni dopo, mettendo insieme una documentazione fatta di materiali molto poveri. Fondamentalmente si tratta di una colonna sonora fatta con un piccolo registratore, e di otto secondi girati in super-8.
Joe TilsonAzzurro
JOE TILSON
(Londra 1928)
L'artista londinese ha ricevuto nel 1960 il Gulbenkian Foundation Award. Nel 1961 ha partecipato alla Biennale di Parigi e nel 1962 si è tenuta la sua prima personale alla Marlborough Gallery di Londra. Le sue incisioni combinano simboli e parole in composizioni originali che gli sono valse, nel 1965, il primo premio all' International Exhibition of Graphic Art di Lubiana e, nel 1973-1975, le retrospettive di Rotterdam e Parma. Ha esposto alla XXXII Biennale di Venezia, all'Art Gallery di Vancouver e alla Arnolfini Gallery di Bristol nel 1984. La più grande retrospettiva, 'Joe Tilson: Pop to Present', si è tenuta a Londra, presso la Royal Academy of Arts, nel 2002. Vive e lavora tra Londra e Cortona
Victor Pasmore
IndacoJiri KolarVerde
JIRI KOLAR
(Protivin,Boemia, 1914- Praga 2002)
Esperienza decisiva un libro di Marinetti, che lo avviò sulla strada della poesia moderna e gettò le basi della sua ricerca artistica. Poi l'incontro con il Surrealismo dal quale derivò l'idea dei collage. Nel '42 fonda con altri artisti il 'Gruppo 42'. In questo periodo ha occasione di vedere alcuni quadri di Rothko, letteralmente identici ai suoi, e decide di non dipingere più. I collage più importanti di Jiri Kolar sono realizzati con testi stampati o scritti. Egli distrugge lo spazio lineare del testo: le sue composizioni si espandono in tutte le direzioni su delle grandi superfici: sono spesso fatte di testi in lingua straniera o in caratteri incomprensibili: testi tedeschi, latini, greci, ebraici, cinesi, note musicali, scrittura Braille. La comunicazione si organizza in segni geometrici, prende la forma di stelle, di spirali, di onde concentriche, evoca dei segni simbolici. Il poeta fa a meno delle parole e della loro retorica, siamo trasportati in un mondo dove le parole non servono più a niente. Vengono poi i collage realizzati con vecchie incisioni o riproduzioni di quadri celebri. La fama, intanto, a poco a poco cresce e le mostre personali gli fanno compiere numerosi viaggi.
Allen JonesRosso
ALLEN JONES
(1937)< /h5>
Grande popartista inglese; e' entrato tra i grandi della Pop Art negli anni '60 insieme a personaggi di spicco e di successo come David Hockney e Richard Hamilton, artisti che hanno contribuito enormemente a creare la mitica immagine della Londra 'swing' fatta di creatività, contaminazione di linguaggi e trasgressione intellettuale giunta fino ai nostri giorni. Per tutti il nome di Allen Jones e' indissolubilmente legato a quella che e' diventata una sorta di icona del nostro tempo, quella di una sensuale pin-up tratta dall'immaginario dell'illustrazione, dei pulp comics, e tradotta in linguaggio insieme ironico e accattivante; meno noti sono gli sviluppi ulteriori di questa poetica pur mantenendo fede al suo spirito voyeristico. Egli si misura oggi con impegnative composizioni figurative in cui un ruolo predominante e' giocato dal colore, che e' piacevole pensare e far risalire a una cromia matissiana.
Leonardo CremoniniVioletto
LEONARDO CREMONINI
(Bologna, 1925)
Si dedica alla pittura molto presto, la luce mediterranea lo colpisce profondamente a cui rimarrà legato sempre. Dopo la guerra va a Milano, frequenta l’Accademia di Brera e conosce l’ambiente culturale della città. I suoi maestri sono Valenti, Carpi, Salvadori. Nel 1950 lavora a Venezia e nel 1951 si reca a Parigi, vi si stabilirà la residenza principale, alternando lunghi soggiorni di lavoro a Forio d’Ischia, fino alla fine del 1955. Nel 1956 un lungo soggiorno di lavoro in Bretagna e nel 1958-59 per due anni interi a Panarea nelle isole Eolie. Dal 1952 al 1960 espone quasi esclusivamente a New York senza mai risiedervi. A partire dal 1960 la sua attività si manifesta sempre più in Europa. Espone soprattutto a Parigi. Quello che egli rappresenta nelle sue opere sono delle vere e proprie apparizioni del mondo reale in una dimensione che senza tempo e senza un luogo si appropria di colori e di atmosfere per narrarci qualcosa. Sono delle “apparizioni”. Dipinto dopo dipinto si ritrova un’atmosfera di interni, di bambini, di spiagge, di amanti. Esiste una certa geometria nelle sue composizioni. I colori non sono casuali, anzi sembrano dispiegarsi da un prontuario di cromatismo.
Giosetta FioroniAstronomia o la casetta astrale
GIOSETTA FIORONI
(Roma)
Nasce da padre scultore e madre pittrice e valente marionettista. Espone tra le prime volte nel 1956 alla Biennale di Venezia. Faranno seguito nel tempo innumerevoli personali e collettive in Italia e all’estero. Realizza, negli anni ‘60-‘70, un ciclo di tele con immagini d’argento che ottengono un’immediata attenzione. Nel 1968 Giosetta si allontana momentaneamente dalla pittura e realizza una performance, La Spia ottica. Nel 1969 realizza anche il primo Teatrino, 'giocattolo per adulti' in legno dipinto: attraverso una lente si può guardare all’interno un assemblaggio di oggetti miniaturati. Nel corso degli anni ‘70 Giosetta vive lunghi periodi in campagna nel trevigiano e il suo interesse si concentra sulle leggende degli spiriti di campagna, dalle quali nasce una serie di opere dedicate al mondo della Fiaba e alla riscoperta dell’infanzia.Negli anni ‘80 ricordiamo il ciclo pittorico 'Il vero' . Di quello stesso periodo è la serie di pastelli e oli dedicati a Gian Domenico Tiepolo. Oltre a proseguire nella pittura, l’artista approda nel 1993 alla ceramica, che l’impegnerà sempre di più nella creazione di importanti cicli scultorei.
Giuliano VangiMusica
Roland ToporAritmetica
ROLAND TOPOR
(Parigi 1938-1997)
Celebre in tutto il mondo per la sua attività multiforme di ricercatore e sperimentatore di linguaggi nell'ambito dell'arte figurativa. Nella sua espressione figurativa infondeva carattere umoristico e dissacrante: dalla pittura all'illustrazione, dall'incisione alla fotografia, dalla scultura alla scenografia teatrale, dal cinema alla musica, dalla letteratura alla televisione. Nella sua opera, sempre a contatto umano ed artistico con personaggi del mondo dell'arte e della cultura internazionale, emergono affinità e richiami ad alcuni dei movimenti artistici del novecento quali l'esperienza Dada, la derivazione Cobra, il lavoro con Fluxus, le esperienze dei pittori gestuali, la trasgressione della Body-Art, l'ironia della Pop Art e, alle radici, la conoscenza della grande illustrazione didascalica dell'ottocento. Il campo dell'indagine dell'artista è dunque l'uomo con le sue frustrazioni nella società e quindi l'irrealtà delle situazioni quotidiane, l'allucinante e l'assurdo che diventano normalità sono rappresentati con la perversione del realismo, la crudeltà della verità, l'inquietudine dell'ironia più dissacrante. Numerosi musei internazionali hanno ospitato personali dedicate a lui.
Pietro GuccioneGeometria
PIERO GUCCIONE
(Scicli, Ragusa 1935)
Dopo il Diploma all’Istituto d’Arte di Catania, si trasferisce a Roma dove frequenta i pittori Neorealisti Attardi e Vespignani. Dal 1958 al 1969 ha preso parte alle missioni paletnologiche nel Sahara libico con l’équipe dell’archeologo Fabrizio Mori, per il rilevamento di pitture rupestri. E’assistente di Renato Guttuso all’Accademia di Belle Arti di Roma, in cui sarà anche titolare di cattedra. La prima partecipazione alla Biennale di Venezia è del 1968, e sarà presente in altre quattro edizioni. Mostre personali a Parigi (FIAC) e a New York negli Anni Settanta. Dopo il ritorno in Sicilia seguono, mostre antologiche di grafica alla Galleria d’Arte Moderna di Paternò (Ct), una personale a Parigi (Galleria Bernard). Nel 1985 espone al Metropolitan Museum di New York un’antologica di grafica. E’ finalista del premio 'Artista dell’anno' a Napoli con Burri e Schifano. Nel 1989 esce nelle Grandi Monografie d’arte della Fabbri Editori il volume 'Piero Guccione' a cura di Enzo Siciliano e Susan Sontag. Nel 1995 è nominato Accademico di San Luca. Esegue nove pastelli ispirati alla 'Cavalleria Rusticana' di Verga, presentati alla mostra 'Mascagni ritrovato'
Ezio Gribaudo
DialetticaEZIO GRIBAUDO
(Torino 1929)
Vive e lavora a Torino. Un artista multiforme e un ricercatore instancabile nella sperimentazione pittorica, scultore e grafica. E' inoltre un attento manager nel campo dell'editoria artistica. Nella definizione della sua personalità artistica di grande importanza sono stati gli incontri con artisti come Pablo Picasso e Karel Appel, Henry Moore e Oscar Ghez, Peggy Guggenheim, Samuel Beckett e Duchamp, Chagall e Bacon, così come gli studi presso l'Accademia di Belle Arti di Brera e la Facoltà di Architettura di Torino. Le tappe della maturità artistica sono state segnate dall'intensa attività espositiva che dal 1953 ad oggi lo hanno reso protagonista della scena culturale con importanti esposizioni personali in gallerie e musei italiani ed esteri.Tra i numerosi riconoscimenti alla sua intensa attività creativa, si situano i prestigiosi premi della IX Quadriennale romana nel 1965, il Premio ufficiale destinato ad un grafico italiano alla XXXIII Biennale di Venezia nel 1996, il Premio Santhià nella X Mostra di Pittura contemporanea dedicata al tema dell'Egitto.
Hubertus GojowczykGrammatica
Floriano BodiniEloquenza
FLORIANO BODINI
(Gemonio, Varese, 1933)
Autore di fama internazionale, nasce artisticamente nelle aule della Accademia di Brera intorno agli anni ’50, studiando con lo scultore Francesco Messina ed aderisce al movimento artistico del realismo esistenziale, con opere ricche di vigore drammatico e comunicativo. Egli è tra i pochissimi a artisti della generazione degli anni trenta, a praticare la ritrattistica. L'opera che gli ha dato la maggior fama è infatti la Statua di Paolo VI, di cui ha fatto varie versioni da quella del '68 ((ora nei Musei Vaticani), forse la più bella anche per la straordinaria perizia e sensibilità con cui sono commessi i legni di chi è composta, a quelle, pure di altissima qualità, in bronzo. I ritratti di Bodini non si limitano mai, o quasi mai, alle sole teste, ma o sono a tutta figura, o si ergono su busti o basamenti di complessa manifattura di oggetti inanimati o di fugurazioni allusive all'identità ed alla vita dei personaggi. Ha realizzato monumenti pubblici a Brindiso (Virgilio. 1985); a Hannover, nella piazza del parlamento (I Sette di Gottinga, 1977); a Loreto e Rho (altari dei respettivi santuari, 1991 e 1995).
Tullio PericoliUrania
Cesare ZavanittiItalia
CESARE ZAVATTINI
(Luzzara Reggio Emilia 1902- Roma 1989)
Scrittore, soggettista, pittore, è una tra le più importanti figure espresse dalla cultura italiana nel ventesimo secolo. Nel 1935 comincia il proprio rapporto con il cinema firmando il soggetto di “Darò un milione”, per la regia di Mario Camerin. Porta la data del 1943 - per “I bambini ci guardano” - l'inizio del lungo e prolifico sodalizio con il regista Vittorio De Sica, che frutterà alcuni capolavori del neorealismo (“Sciuscià”, 1946; “Ladri di biciclette”, 1948; “Miracolo a Milano”, 1951; “Umberto D.”, 1952) ed altri titoli di grande rilievo (ne citiamo solo alcuni: “L'oro di Napoli”). Contemporaneamente, egli cerca di concretare la propria teoria del cinema come “pedinamento della realtà” in alcuni film ad episodi. Sempre pronto a nuove avventure, ad ottant'anni esordisce dietro la macchina da presa con “La veritàaa” (1982), surreale apologo del quale è anche interprete, che può a tutti gli effetti essere considerato una sorta di suo testamento morale e spirituale.
Mario MerzMelpomene
MARIO MERZ
(Milano 1925 – Torino 2003)
La sua produzione è legata alla comparsa sulla scena dell'arte del Movimento dell’Arte Povera italiana, tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta. A quel movimento che rivalutava materie ed energie primarie e naturali, combinate in installazioni di intenso impatto anti-formale, l’artista ha contribuito attraverso soluzioni iconiche destinate a lasciare un segno nell’immaginario collettivo. Tra queste si segnalano l’igloo, costruzione primitiva di estrema sintesi geometrica (la semisfera autoportante, come una tenda), evocata attraverso materiali precari, gesso, lastre di vetro su strutture di ferro. Altra figura è il neon usato come 'scrittura luminosa' per inserire lampi concettuali o per proporre sistemi di numeri ordinati in progressione secondo la 'serie di Fibonacci', il famoso matematico medievale. Tale serie che in geometria si svolge attraverso in spirali, rimanda ad un'idea di espansione e ritorno ciclico dello spazio-tempo. Merz ha coniugato sensorialità e concettualità nella sua concezione vitalistica dell’arte. Le opere di Merz sono ammirate in grandi mostre e nei più prestigiosi musei nel mondo.
Emilio GrecoClio
EMILIO GRECO
(1913)
Comincia ad esporre nel 1933. Le radici della sua ricerca stanno nei recuperi figurativi degli anni venti e trenta, ispirati a ideali di solidità e chiarezza mediterranea, pierfrancescana, arcaizzante o classica (con Martini) e neo-etrusca (con Marino e Campigli); stanno, in ogni caso, dentro un preciso clima, fondato sul dialogo con la tradizione e con la classicità, dal quale egli deriva i suoi definitivi orientamenti e seleziona i suoi modelli. Nel 1933 visita per la prima volta Roma. Nella sua arte, come nella poesia e nella vita, la donna resterà sempre idolo. Maurizio Calvesi scrive che l'arte di Emilio Greco è, almeno apparentemente, di facile accesso, e non soltanto per le sue iconografie che in presa diretta parlano della bellezza nella sua duplice specie, ideale e di natura, cogliendone una magistrale sintesi; ma anche per i valori formali che agevolmente raggiungono la sensibilità dell'osservatore, per la finezza del modellato, le vibrazioni della luce, la fermezza dei volumi e, nella grafica, la sottigliezza del segno che si sposa alla delicata intensità dei chiaroscuri.
Sonia DelaunayEuterpe
Lorenzo Tornabuoni
CalliopeLORENZO TORNABUONI
Lorenzo Tornabuoni è un pittore difficile; tanto più misterioso quanto più sembra piano, immediato e di immagine semplice. C'è in lui una sorta di grandiosità di concezione, un fare grande già mentale, insito nell'origine stessa dell'immagine; questo da alla sua pittura un tono epico, ma non esternato in eccedenze, tutto interno invece; e in questa sua interiorità tutto necessario punto per punto e quindi tutto costruito in poesia. Nella pittura di Tornabuoni ogni cosa è essenziale, il corpo, il gesto, lo spazio, quel poco di fondo, quel accenno di cielo, di parete, di atmosfera. Ma questo suo mondo glorioso e malinconico, questa forma essenziale e luminosa, conoscono un'insidia: è il non finito, il punto dove la pittura sembra non portata a termine, dove la forma sembra esaurirsi in un accenno, il punto di frantumazione, di assenza; è quello lo spiraglio attraverso il quale si insinua il tragico. A Tornabuoni è sufficiente pochissimo, a volte un tratto solo di giallo entro una intera immagine, per creare grande pittura. In questo modo il suo fare epico, la sua forma felice, il suo tratto di giallo, sono tragici.
Michele Cascella
EratoMICHELE CASCELLA
(Ortona, Chieti 1892 - Milano 1989)
Fu allievo, come il fratello Tommaso, del padre Basilio, il quale lo volle e lo fece pittore, portandolo nel suo laboratorio cromolitografico e facendolo esercitare nel copiare i disegni di Leonardo e Botticelli. Nel 1907 ha luogo la sua prima mostra a Milano. La sua tecnica prevalente è rappresentata dall'utilizzo del pastello. Intorno agli anni Dieci frequenta gli ambienti culturali milanesi e conosce Martinetti e Boccioni. Nella prima guerra mondiale fu soldato ed i suoi ricordi visivi sulla vita militare sono stati proposte in molti quadri. Nel corso degli anni Trenta egli utilizza la tecnica dell'acquarello ed espone le sue opere prevalentemente in Europa: Londra, Parigi e Bruxelles.. Nel 1924 espose per la prima volta alla Biennale di Venezia e nel 1925 allestì una personale alla Galleria Pesaro di Milano. Le sue vedute marine e urbane, i ritratti femminili gli valsero un grande successo e l'invito a tutte le Biennali di Venezia ininterrottamente dal 1928 al 1942, ed in questo ultimo anno ottiene persino una sala personale. Nel secondo dopo guerra aumentano considerevolmente le esposizioni all'estero.
BrassaiTersicore
BRASSAI
(Halasz in Brasov, Ungheria1899 - 1984)
Jules (prende il suo pseudonimo dal suo luogo di nascita) ha studiato la pittura e la scultura nell'Accademia delle arti fini a Budapest successivamente è diventato un giornalista, arriva a Parigi nel’18 dove si è innamorato della città con la macchina fotografica. La reputazione del Brassai è stata stabilita con la pubblicazione del suo primo libro, Parigi di notte, ora un classico moderno. Come povero artista immigrato a Parigi, è sopravvissuto come reporter del giornale, illustrante occasionalmente gli articoli con le sue fotografie. In 1930 ha cominciato a fotografare Parigi di notte con un occhio insaziabile, esaminando questa città illustre e misteriosa. Le fotografie del Brassai di questo periodo descrivono la sua comprensione profonda dell'architettura parigina. Tramite il suo obiettivo, il modello e la prospettiva sono invertiti, il linguaggio figurato è trasformato e siamo obbligati ad invertire la nostra percezione visiva. Al 150th anniversario di fotographia, il lavoro del Brassai è stato celebrato dalle esposizioni del museo universalmente.
Domenico CantatorePolimnia
DOMENICO CANTATORE
(Ruvo di Puglia 1906 - Parigi 1998)
Trasferitosi dapprima a Roma e poi a Milano nel 1924, entra ben presto in contatto con l'ambiente artistico della città, accostandosi soprattutto a Carrà. Del 1936 è un suo soggiorno a Parigi, importante per la sua formazione. Tipico di questo periodo è il tema delle 'stanze', dall'atmosfera crepuscolare, ricca di ombre, popolate da disadorne figure femminili, dal corpo stanco e gli occhi melanconici. Nel dopoguerra, guarda a Modigliani e a Picasso, e crea una serie di ritratti di umile gente paesana, di cui esaspera i profili spigolosi e l'anatomia del viso rugoso, entro una composizione di tipo cubista. Accanto al tema della figura egli propone paesaggi della Puglia, dipinti con un espressionismo che fa pensare a Van Gogh per l'uso di un colore forte ed acceso, steso con una pennellata lunga e sinuosa.Titolare della cattedra di pittura presso l'Accademia di Belle arti di Brera dal 1940, l'artista si è dedicato, oltre che alla pittura, all'affresco, al mosaico e all'incisione per illustrazioni di 'classici' letterari. Ha partecipato a numerose edizioni della Biennale Veneziana, con pareti e sale personali, e della Quadriennale Romana.
Alicia PenalbaCancro
Michelangelo PistolettoAcquario
Giò PomodoroSagittario
Giò Pomodoro
(Orciano, Pesaro 1930- Orciano 2002)
Si trasferisce a Milano, con la famiglia nel 1954. Negli anni successivi iniziano le prime mostre personali a Venezia e a Milano. Nel 1956 viene invitato alla Biennale di Venezia con suo fratello Arnaldo, nella sezione della medaglistica. Presenta una serie di argenti fusi in osso di seppia eseguiti nei due anni precedenti. Organizza insieme ad altri artisti e il fratello Arnaldo le mostre del gruppo Continuita' (1957); la Triennale di Milano incarica lui e suo fratello di organizzare un'esposizione sperimentale di opere d'oreficeria disegnate da artisti italiani ed eseguite da artigiani orafi di Valenza. Da qui in avanti le sue esposizioni d'oreficeria affiancheranno quelle di scultura. Dal 1958 espone con mostre personali in Italia e in diverse parti del mondo.A Parigi nel 1962, vince il primo premio per la scultura. Dal 1965 inizia i primi Radiali, gli studi sulle strutture portanti e il ciclo di opere I Quadrati. Esegue l'opera Black Liberator dedicata ai neri d'America e dal1972, lavora ormai quasi esclusivamente con la pietra ed il marmo realizzando opere di grandi dimensioni. Grande mostra antologica a Pisa presso Palazzo Lanfranchi dove vengono esposte le sue opere dal 1954 al 1984.
Ivan RazubinCapricorno
IVAN RABUZIN
(nordest di Kljuc di Zagabria 1920)
Durante la seconda guerra mondiale egli ha studiato carpenteria a Zagabria e durante le sere ha seguito un corso che lo ha introdotto al disegno ed in una sfera artistica con altri pittori nella zona. Il suo interesse per la pittura nasce in primo luogo nel 1944 ed ha continuato a verniciare ogni volta che trovava il tempo. In 1956 Rabuzin ha avuto la sua prima mostra che ha contribuito a far conoscere il suo nome ed ad introdurlo tra i pittori contemporanei. Visitando le gallerie e leggendo la letteratura sui vari artisti egli allarga la sua conoscenza del mondo artistico, in cui ha avuto poco addestramento convenzionale. Lo stile unico del Rabuzin si è cristallizzato verso la fine degli anni 50 e dell'inizio degli anni 60 e nel frattempo il suo lavoro è stato introdotto al mercato d’arte del mondo. Ha esposto in diverse parti d’Europa guadagnando l'acclamazione nel corso degli anni.
Mario RadiceToro
Mimmo RotellaVergine
MIMMO ROTELLA
(Catanzaro 1918)
Dopo gli studi d'arte a Napoli si trasferisce (1948-51) a Roma nel dopoguerra, dove inizia le sue sperimentazioni e ricerche sull'impiego di materiali e tecniche inusuali in campo artistico. Prima personale alla Galleria Chiaruzzi di Roma nel 1951. Dopo un breve soggiorno negli Stati Uniti espone a Roma, per la prima volta, i suoi decollage. Negli 1955-1960 il suo lavoro conquista immediatamente l'interesse della critica, portandolo ad esporre in una serie di importanti mostre. Nel 1961, su invito del critico Pierre Restany si unisce al Gruppo dei Noveaux Réealistes. Incessante sperimentatore, dal 1963 realizza opere di arte meccanica (Mec Art), utilizzando la tecnica dell'emulsione su tela di immagini fotografiche. Alla fine degli anni '60 realizza i cosiddetti artypo, riporti di immagini su supporti in plastica. Continua un'intensa attività espositiva. Prosegue con coerenza la sua ricerca sulle linee tracciate negli anni '50 e '60,consacratosi come uno dei principali artisti italiani del '900. Nel 1992 riceve da parte del Ministero della Cultura francese il titolo di Officiel des arts et des Lettres.
Andy Warhol
ANDY WARHOL
(1930-1987)
E' il rappresentante più tipico della pop art americana.. Rifiutata per intero la storia dell’arte, con tutta la sua stratificazione di significati e concettualizzazione, l’arte di Warhol si muove unicamente nelle coordinate delle immagini prodotte dalla cultura di massa americana prendendo spunto dal cinema, dai fumetti, dalla pubblicità, senza alcuna scelta estetica. L’opera intera di Warhol appare quasi un catalogo delle immagini-simbolo della cultura di massa americana: si va dal volto di Marilyn Monroe alle inconfondibili bottigliette di Coca Cola, dal simbolo del dollaro ai detersivi in scatola, e così via. Il percorso artistico di Warhol si è mosso tutto nella cultura newyorkese. Gli inizi della sua pittura risalgono al 1960, dopo un periodo precedente in cui aveva svolto attività di disegnatore industriale. Nel 1963 raccoglie intorno sé numerosi giovani artisti, costituendo una comune a cui diede il nome di «factory». Abbandona la pittura nel 1965 per dedicarsi esclusivamente alla produzione cinematografica. Il ritorno alla pittura avviene intorno al 1972, con una produzione incentrata soprattutto sui ritratti. Nel 1980 fonda una televisione dal nome «Andy Warhol’s TV». Muore il 22 febbraio 1987 nel corso di un intervento chirurgico.
Daniel Spoerri
ScorpioneDANIEL SPOERRI
Romeno di nascita, vittima delle persecuzioni naziste, è arrivato all'arte attraverso la danza, il mimo, il teatro; è stato poeta e scrittore, ha aderito a Fluxus e ha ideato con altri le edizioni MAT, multipli d'arte. La celebrità gli è arrivata grazie al soggiorno parigino e ai i 'quadri -trappola' dall'esperienza dei quali Spoerri non è riuscito più a liberarsi del tutto. Le stesse sculture del Giardino di Seggiano li ripropongono fusi in bronzo e immersi nella natura, seguendo in questo itinerario l'antica sua vocazione alla messa in scena: un teatro dinamico sul filo dell'ambiguità tra reale e sogno, alla ricerca dell'effetto, dell'impressione, della meraviglia. Dopo aver vissuto a New York, in un'isola greca, a Dusseldorf, nei dintorni di Parigi e in altre parti del mondo, negli anni novanta l'artista è approdato sull'Amiata dove ha dato vita al progetto di un parco che finalmente ha visto la luce con la nascita della Fondazione 'Il Giardino di Daniel Spoerri. Hic Terminus Haeret'. In questo allestimento Spoerri si mostra non solo un grande autore, ma anche un sapiente regista, riuscendo a coordinare magnificamente il proprio lavoro con quello di molti altri artisti.
Wolf VostellBilancia
Renzo VespignaniGemelli
Eliseo MattiacciPesci
ELISEO MATTIACCI
(Cagli, Pesaro-Urbino 1940)
Nel 1961 in una collettiva vince il primo premio per la scultura con l'opera Uomo meccanico. Del 1967 è la sua prima mostra personale: egli invade la galleria La Tartaruga di Roma con un tubo snodabile di ferro nichelato, lungo 150 metri, smaltato di 'giallo agip', che ha trasportato per le strade della città insieme ad un corteo di persone. Il Tubo, modificato in relazione ai diversi contesti, è presentato lo stesso anno in diverse mostre. Nel 1968 a L'Attico di Roma espone opere realizzate con oggetti d'uso o materiali industriali manipolati, che provocano insolite esperienze tattili o esaltano visivamente forza di gravità, peso, magnetismo. La stessa dinamica compare in altre sue mostre nel 69 a Düsseldorf a Parigi. L'artista esprime: 'Amo esserci fisicamente nelle cose: poggiarci le mani, analizzarle e comprimerle, attraversarle: perché esistono. Per questo i materiali che uso sono vari: mi interessa vedere come reagiscono, come si piegano '. Dal 1968 si intensificano le opere di Mattiacci concepite nei termini di un'azione, in alcune delle quali lo spettatore viene coinvolto nel processo creativo.
Fabrizio ClericiAriete
FABRIZIO CLERICI
(Milano 1913-Roma 1993)
Alla fine degli anni Trenta risalgono i primi disegni fantastici: personaggi non ritratti dal vero, ma ricostruiti a memoria. È la memoria di avvenimenti o luoghi o persone, variati o deformati attraverso il filtro del tempo, a indirizzarlo maggiormente verso una condizione trasposta nel sogno; e poiché la sua ottica è una ricostruzione onirica di immagini, egli entra con tutta naturalezza nel clima surrealista. Decisiva per lui la permanenza a Roma negli anni della giovinezza: i monumenti romani, la pittura e l'architettura rinascimentale e barocca lo influenzano fortemente, così certe funzioni religiose che lo attraggono dal lato spettacolare. E più tardi, da una nostalgia di quei «mirabilia» scoperti allora, nascerà il Sonno romano (1955). Ma il vero movente in Clerici rimane la ricerca metafisica. Alla fine del 1946 incontra a Milano Tristan Tzara. Nel Settembre del 1948, a Venezia, stringe amicizia con Salvador Dalì che lo invita ad eseguire dei disegni architettonici per un suo allestimento scenico. Nel 1953 inizia una serie di peregrinazioni nel Medio Oriente. Clerici divaga spesso sui temi mitologici secondo l'indirizzo sempre più fantastico e magico.
Robert RauschembergTatto
Robert Rauschemberg
(Port Arthur, Texas, 1929)
Nato nel 1925 a Port Arthur, in Texas. Nel 1942 ha studiato per un breve periodo farmacia alla University of Texas, prima di prestare servizio per la marina degli Stati Uniti. Dal 1947 al 1948 ha studiato diverse discipline al Kansas City Art Institute, fra cui storia dell'arte, scultura e musica. Durante questo periodo ha allestito esposizioni, set cinematografici e studi di fotografia. Nel 1948 ha frequentato l'Académie Julian di Parigi, ed incontrato Susan Wail, che in seguito diverrà sua moglie. In seguito è tornato negli Usa per studiare sotto la guida di Joseph Albers presso il Black Mountain College in North Carolina. Qui ha incontrato, nel 1949, il coreografo Merce Cunningham ed il compositore John Cage, e collaborato a stretto contatto con entrambi. Nello stesso anno si è trasferito a New York ed ha studiato alla Art Student s' League fino al 1952. Ha allestito vetrine per Bonwit Teller e Tiffany e la sua prima mostra nel 1951, per poi tornare al Black Mountain College nel 1952. ha viaggiato in Italia, Francia e Spagna ed esposto in mostre a Firenze e Roma. Si è trasferito nello stesso anno in uno studio a New York ed iniziato a dipingere i suoi quadri rossi, che hanno preso il posto dei dipinti monocromatici in bianco e nero.
James RosenquistOlfatto
James Rosenquist
James Rosenquist ha studiato l'arte all'università del Minnesota fra 1952 e 1954, come lavoro verniciava i tabelloni per le affissioni durante le estati. In 1955 è andato a New York ha affittato un piccolo spazio a Manhattan nel’62 ha una sua prima mostra. Egli ha ricevuto l'acclamazione internazionale con il suo stanza-regola la pittura, F-111 (1965). Oltre la pittura, ha prodotto stampe, illustrazioni e dei collages; sua stampa il tempo Dust (1992) si pensa essere la più grande stampa nel mondo. Egli ha ricevuto numerosi onori. Continua a produrre le commissioni su grande scala, compreso il suite recente della tre-pittura lo swimmer nell'economista (1997-98) per Deutsche Guggenheim ed ha una pittura progettata per il soffitto del Palais de Chaillot a Parigi. Dai suoi giorni in anticipo come pittore del tabellone per le affissioni al suo uso masterful recente delle tecniche astratte della pittura, Rosenquist ha dimostrato il suo interesse e la padronanza di colore, della linea e della figura che continua ad abbagliare i pubblici ed influenzare le generazioni degli artisti più giovani.
Mario Schifano
GustoMario Schifano
(Homs, Libia 1934 - 1998 )
Collabora con il padre archeologo, comincia a dipingere ed ebbe la prima sollecitazione verso le cose esterne: i paletti. Nella prima personale, nel 1959, espone un repertorio riconducibile all'informale materico e nel 1960 dipinge i primi Monocromi. Nel 1962 compie il primo viaggio negli Stati Uniti. Viene invitato alla XXXII Biennale di Venezia (1964), la Biennale della Pop Art. Da questo momento i suoi Schermi si sono popolati di figure: sono i Particolari e i Paesaggi. Dal’68 dichiara più volte di voler abbandonare la pittura, sull'onda di un dibattito ideologico e di una crisi di identità comune a molti artisti del tempo; crea la serie Compagni. Comincia a riportare sulla tela emulsionata le immagini televisive. I viaggi ripetuti negli Stati Uniti per la realizzazione del film Laboratorio Umano, finanziato da Ponti ma mai girato, gli forniscono un immenso repertorio di materiale fotografico, poi utilizzato per varie mostre. Riproduce provocatoriamente se stesso (1975/78), riprendendo opere degli anni '60. Matura una crisi profonda, esistenziale ed artistica, che compromette la vena creativa. Per tutti gli anni 80, fino alla morte, la partecipazione è sempre più frequente ad importanti collettive.
Joseph Beuys
UditoRiccardo Tommasi Ferroni
Riccardo Tommasi Ferroni
(Pietrasanta- Lucca1934- idem 2000)
Attinge alle soglie del buio della ragione dove forze inconsce emergono dai luoghi più lontani della coscienza: esse liberano la loro valenza mitica spalancando l’anima ai disagi e alle inquietudini del sentire la possibilità del diverso, l’esistenza dell’inatteso e dell’inconoscibile. Dalla calda e sensuosa esuberanza del colore, dal turgore dorato della luce, dal fremere del movimento, pulsa sotterranea l’intensità soffocata e soffocante di una tensione malinconica ed inafferrabile verso una meta lontana, il senso di un destino umano che non manca di assurdità e di incongruenza. E sono i cieli minacciosi di nuvole fumose, i crepuscoli temporaleschi, i fondi senza luce e senza profondità a denunciare la cieca tensione, la fatica quasi atmosferica del vivere. I personaggi sorpresi nella inutile fissità dell’esistere che popolano molte sue tele, sono una rappresentazione squisitamente metafisica del presente; popolano un mondo non loro perché sono svuotati di ogni motivazione, perplessi sul loro essere ed il loro destino si trovano muti attori della commedia umana
Emilio TadiniIra
Emilio Tadini
(Milano 1927)
Sin dagli ultimi anni Cinquanta, parallelamente all’attività letteraria di storico d’arte, si dedica con successo alla pittura. Espone per la prima volta a Venezia, nel 1961. Predilige i grandi cicli e costruisce il quadro tramite la sovrapposizione di piani, traendo vitalità dalla giustapposizione degli elementi temporali (passato e presente, ossia ricordo e realtà) ed emozionali (comicità e tragedia). Fondamentale per l’artista sono i contributi del Cubismo (nel suo rapporto con l’arte negra) e del Surrealismo. La contemporaneità degli avvenimenti è una costante nella sua pittura, nei cui cicli tematici - per alcuni versi ricollegabili alla Pop Art - confluiscono elementi letterari, personaggi, sogni ed oggetti quotidiani. Dagli anni Sessanta, sue personali hanno luogo con frequenza in gallerie, aree pubbliche e musei d’Italia, d’Europa, d’America. E’ invitato a partecipare alle Biennali di Venezia nel 1978 e nel 1982. Fiabe e Nature Morte sono gli ultimi cicli presentati alle esposizioni. Commentatore del “Corriere della Sera”, nel 1997 Emilio Tadini ha ricevuto la nomina a presidente dell’Accademia di Belle Arti di Brera.
Francesco MenzioInvidia
Francesco Menzio
(Tempio Pausania, Sassari 1899 – Torino 1979)
Menzio ha scritto Guido Ballo è monodico, penetrante, interiore senza esser spettrale: ama le modulazioni delle pause, i grigi sommessi, ma sonori, i timbri nitidi ma sempre in sordina', tutte caratteristiche che si ritrovano nelle sue composizione in cui le larghe campiture di colore fantastico riportano alle pittura dei Fauves, il netto contornamento dei volumi scomposti richiama la lezione di Cézanne. Nella sinuosa linearità con cui si distende il colore e nella grigia velatura che smorza e rende coerenti i trapassi tonali, regna armonia e malinconia. E' un paesaggio senza cielo questo di Menzio, ma il cielo è come interiorizzato in esso. E' un paesaggio spoglio e nello stesso tempo ricchissimo di particolari: i ghiacciai sullo sfondo, la riva, i ciottoli e la vegetazione fluviale, i terrazzi coltivati. Menzio sa occultare come pochi l'acribia descrittiva sotto l'apparente nitore della propria aristocratica essenzialità emotiva.Armando De StefanoAvarizia
Armando De Stefano
(Napoli 1926)
Inizia la sua attività artistica nel 1947 dando vita con altri sei pittori napoletani al “Gruppo Sud”. Le sue opere presentano una verità poetica capace di aprirsi all’invenzione, alla fantasia, al sogno, e soprattutto a quella trama di immagini e di richiami culturali che sono il tessuto di ogni opera d’arte. Il realismo è il suo credo pittorico e niente gli è più congeniale della sua ricerca sul concreto, sul dato di fatto, sia esso quotidiano o storico. Ma la sua opera stenta a collocarsi all’interno della corrente realista, priva com’è di quelle caratteristiche di scuola ( il gusto per la denuncia, la tendenza per il manifesto, una certa dose di populismo), che sono distintivi di quella stagione. De Stefano ha sempre lasciato spazio ala sua ricerca formale e alla cura di quei valori figurativi, che per lui sono la base della buona pittura. Gli anni dal ’56 al 61 lo vedono impegnato in un’area che per molti aspetti si richiama a quella dell’Espressionismo materico e astratto. Ma dal ’62 De Stefano riscopre il piacere del ritorno alla pittura d’immagini, con quanto di popolare e narrativo essa è capace di esprimere.
Paul DavisAccidia
Paul Davis
(Oklahoma 1938)
Uno dei grandi maestri della grafica americana. Studia arti visive alla School of Visual Arts di New York. Dagli anni Sessanta i suoi lavori vengono pubblicati sulle pagine e copertine delle più importanti riviste americane e internazionali, su dischi, libri e manifesti cinematografici. Ama in modo particolare ritrarre gli attori ma il suo lavoro ha riguardato anche il mondo politico: la famiglia Kennedy, il presidente Lyndon Johnson, l’intenso volto di Che Guevara, Ronald Regan e molti altri, sono ritratti da consegnare alla storia, con il loro iperrealismo e una “fissità quasi di pietra”. Egli ama lavorare con i volumi. I suoi soggetti sono prevalentemente pieni e tondeggianti e vengono resi nel senso ‘rinascimentale’ del termine. Egli deve la sua fama alle immagini legate al teatro. I suoi cartelloni per il Public Theater di New York sono combinazioni uniche di glamour e potenza, ideati soprattutto per coloro che non possono andare a vedere lo spettacolo. Espone e riceve importanti premi e riconoscimenti da prestigiose istituzioni culturali di tutto il mondo.
Fernando Botero
LussuriaBruno CarusoGola
Bruno Caruso
(Palermo 1927)
Ha iniziato a disegnare da bambino eseguendo soprattutto copie di disegni di Leonardo. Nell'immediato dopoguerra tiene a Palermo la sua prima personale con una raccolta di disegni sulle periferie segnate dalla violenza della guerra. Nel 1946 soggiorna in varie città italiane fermandosi a Milano e nel 1947 a Praga, a Monaco e a Vienna dove esegue numerosi studi sull'opera di Klimt e Schiele, e studia le opere della Secessione e dell'Espressionismo. Tra il 1949 e il '50 è a Parigi e a Londra. Rientrato in Italia ritorna in Sicilia. Disegna in quell'epoca la gente semplice della città e partecipa attivamente alla lotta per l'emancipazione culturale della Sicilia. Negli anni successivi compie una serie di viaggi per l'Europa e nel mondo: in Medio e in Estremo Oriente, in India, Thailandia e Giappone alla ricerca delle profonde ragioni della vita dell'uomo, soffermandosi sui drammi e sulle tragedie che hanno dilaniato i paesi del terzo mondo. Bruno Caruso ha esposto in tutto il mondo e le sue opere si trovano nelle grandi collezioni e nei principali musei. Nel 1986 l'Università di Palermo gli ha conferito la laurea honoris causa in materie letterarie.
Claudio ParmigianiLa Donna
Claudio Parmiggiani
(Luzzara, Reggio Emilia 1945)
Instaura giovanissimo un rapporto di amicizia con Giorgio Moranti. La sua prima mostra è del 1965, dove espone calchi in gesso dipinti. Nascono così quelle opere che l’artista definisce pitture scolpite. Sono gli anni in cui a Bologna si coagula il Gruppo ’63 e la rivista Il Verri a cui egli sarà molto vicino contribuendo a realizzare quel clima, di intensa collaborazione tra arti visive e poesia. Uno spirito radicalmente iconoclasta sottende tutto il suo lavoro. Del 1970 sono le 'Delocazioni' opere che si costituiranno nel tempo come vera e propria linea portante di tutto il suo lavoro. Sono le primissime opere realizzate col fuoco, la polvere e il fumo e costituiscono una riflessione sul tema dell’assenza che tanto seguito troverà nel lavoro futuro dell’artista. In diverse occasioni, queste opere assumeranno carattere di fortissimo impatto visivo ed emozionale. Nel 1975 l’artista inizia a progettare un’opera impossibile da vedere nella sua totalità: 'Una scultura', le cui quattro parti sono disseminate in Italia, Egitto, Francia e Cecoslovacchia. Il lavoro giunge a termine nel 1991. Presente più volte alla Biennale di Venezia con sale personali.
Achille PerilloPicche
Achille Perillo
(Roma, 1927)
Allievo all’Università di Roma di Venturi si avvicina al formalismo ceco e alle avanguardie russe; frequenta lo studio di Guttuso. Fu tra i fondatori, nel’47, del gruppo Forma1, di cui redigeva il manifesto per un’arte “della forma pura”; nello stesso anno aderiva al MAC ( movimento per l’arte concreta) e nel 1952 collaborava alla fondazione delle riviste”Origine” e “Arti Visive”. E’ soprattutto pittore, ma si occupa anche di teatro e di letteratura di avanguardia. Egli fonda la sua geometria pittorica sull’ambiguità, sull’essere insieme aperta e chiusa, sul suo crescere fino a creare uno spazio non reale, ma dell’immagine. Nel 1956 prima mostra personale, alla Galleria Strozzina di Firenze e in seguito ad un viaggio a Parigi conosce Tristan Tzara, che gli fornisce materiali inediti sul dadaismo. Dal 1963 comincia a realizzare sculture in legno dipinto: Le colonne e dal 1966 inizia a eseguire incisioni. Espone nel 1971 in mostre personali in Italia (Roma) e all'estero (Amsterdam, Francoforte, Chicago). Partecipa nel 1972 alla International Biennal Exhibition of Prints in Tokyo. E' tra I fondatori del Gruppo Altro. Continua ad essere intensa la sua attività nell’eseguire mostre e retrospettive in diverse parti del mondo.
Concetto PozzatiFiori
Concetto Pozzati
(Vo' Vecchio Padova 1935 )
Si iscrive alla scuola serale di Pubblicità, poi alla facoltà di Architettura e all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Presto abbandona gli studi per coltivare l'interesse esclusivo della pittura. Per vivere dipinge foulards e lavora come grafico pubblicitario. Sono gli anni dell' Ultimo naturalismo secondo la nota definizione di Francesco Arcangeli. Figlie di questa temperie sono le prime opere di Pozzati, quali Le Teste. Nel 1959 Renato Barilli lo presenta nella prima personale, a Milano: conosce ivi Carlo Carrà e Lucio Fontana, che lo incoraggiano a proseguire nel cammino dell'arte. Partecipa alla VIII Quadriennale romana (1960) con opere di morfologia organicista. Negli anni successivi, si affaccia alla poetica dell'oggetto, dove affianca, accanto a forme organiche, figure geometriche e prelievi della realtà esterna. Una via alla quale resterà fedele per gli anni a venire. Cresce la tensione artistica verso l'oggettivazione della realtà esterna, oltre le soglie dell'informale E' invitato nel 1964 alla XXXII Biennale di Venezia, anno d'esordio della Pop Art in Europa. Nel 1975 gli viene assegnato a Firenze il Perseo d'oro.
Mauro ReggianiQuadri
Vladimir VelickovicIl Fante
Vladimir Velickovic
(Belgrado 1935)
Diplomato alla facoltà d'architettura di Belgrado, professore alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Vive e lavora a Parigi dal 1966. Molto diverso da ogni altro è Vladimir Velickovic, poiché la sua realtà è possente e satura di un’angoscia che non avevamo ancora incontrato. Si è fatto per lui il nome di Bacon, ma Bacon stesso ha riconosciuto la grande originalità del pittore iugoslavo, ritenendo errato il riferimento. Non basta infatti a giustificarlo, il fatto che entrambi siano a volte partiti come stimolo per le loro immagini da fotografie di Muybridge. Come in questa serie di opere ripetute sul tema di un uomo che sale una scala, e intitolate Viaggio. Non ho mai visto un viaggio più angosciante; mi ricorda quello immaginario, sulle scale che portano non si sa dove, nelle Carceri di Piranesi; come un sogno di paura. L’uomo di Velickovic va verso il buio, verso il nulla, o verso un abisso; in ogni caso il suo salire è una discesa
Ben VautierIl Jolly
Flavio CostantiniIl Re
Raphael Alberti Cuori
Raphael Alberti
(Puerto de Santa Maria 1902 – 1999)
Comincia a dipingere nel 1917 e tre anni più tardi a scrivere poesie. Del 1930 sono i suoi primi componimenti di forte impegno sociale e politico Poeta impegnato e militante. Nel 1935 visita New York, poi l’Avana e scrive una raccolta di poesie antimperialiste: 13 strisce e 48 stelle. Nel 1939 lascia la Spagna in preda alle truppe fasciste e raggiunge l’Argentina dove resterà in esilio per circa 25 anni e svolgerà un’intensa attività teatrale. Nel 1963 lascia definitivamente l’Argentina e si stabilisce in Italia a Roma con la moglie. Da questi anni in poi l’attività di grafico e di pittore legata alle avanguardie storiche andrà crescendo parallelamente alla sua attività poetica. Stabilisce una casa-studio; quella che nasce in questo luogo è una poesia della natura e della cultura ma anche dell’inquietudine esistenziale sospesa tra la realtà e il sogno. Anticoli funge da luogo della immaginazione e della memoria e ispira ad Alberti un canto malinconico e intenso. La sosta anticolana durerà oltre un decennio, il lungo esilio si conclude dopo la morte di Franco nel 1975.
Aldo MondinoCollage
Aldo Mondino
(1939 )
Da molti anni sulla ribalta mondiale con mostre in Europa e non solo, continua a ricercare nuove tecniche e nuove modalità espressive. Ha spesso lavorato con i tradizionali colori ad olio posati sulla tela o piuttosto sul linoleum, ma hanno destato interesse particolare le sue opere create con chicchi di caffè o con cioccolatini e una sua mostra è stata intitolata 'dalla A alla Z: da acrilico a zucchero'. Inizialmente si era molto avvicinato al surrealismo e in particolare al lavoro di Duchamp, ma poi ha sentito l'attrazione dei cubisti e più tardi delle avanguardie storiche. Questa continua ricerca l'ha portato a lunghi soggiorni lontano dall'Italia, lui pur legato fortemente al Monferrato in cui vive. E con i viaggi, specie verso Est, si è sviluppato l'interesse per culture diverse dalla sua, e quindi troviamo le serie delle sue ceramiche di sapore mediorientale. Critici e curatori hanno spesso apprezzato le sue scelte ed è stato chiamato ad esporre in mostre in luoghi di elevatissimo prestigio a cominciare dalla Biennale di Venezia del 1993 in cui gli è stata dedicata una personale. Un artista che pare insomma avere trovato nella continua ricerca un specie di elisir di lunga vita.
Una dimora per giocare
Ugo Nespolo
(Mosso Santa Maria,Biella 1941)
I suoi esordi nel panorama artistico italiano risalgono agli anni Sessanta, alla Pop Art, ai futuri concettuali. Mai legata in maniera assoluta ad un filone, la sua produzione si caratterizza subito per un'accentuata impronta ironica, trasgressiva, per un personale senso del divertimento che rappresenterà sempre una sorta di marchio di fabbrica. Negli anni Settanta si appropria di un secondo mezzo di espressione, il cinema: in particolare quello sperimentale, d'artista. Questi anni rappresentano per lui un passaggio fondamentale: vince il premio Bolaffi (1974), realizza il Museo (1975-'76), quadro di dieci metri di lunghezza che segna l'inizio di un filone mai esaurito di rilettura-scomposizione-reinvenzione dell'arte altrui. Incomincia anche la sperimentazione con tecniche (ricamo, intarsio) e materiali inconsueti (alabastro, ebano, madreperla, avorio, porcellana, argento). Gli anni Ottanta rappresentano il cuore del 'periodo americano'. In questi anni si accumulano anche le esperienze nel settore dell'arte applicata: Nespolo è fedele al dettato delle avanguardie storiche di 'portare l'arte nella vita'.
Gennaro Olivotto
Mestre, foto di una ripresa televisivaRomano ParmeggianiL'uomo e la luna
Fabrizio PlessiRapporto sull'acqua
Fabrizio Plessi
(Reggio Emilia 1940)
Dedito alla pittura e alla grafica, ha sviluppato un linguaggio di estrema originalità, adottando il tema dell’acqua e trattandolo con estrema precisione e minuzia. Già a partire dal 1968 il soggetto primario della sua ricerca è l'acqua, presente in installazioni, films, videotapes e performances. A questa data, 1975, le sue opere sono già state esposte in illustri luoghi pubblici. A partire dal 1982 le possibilità della video-art vengono sondate in relazione all'ambiente, aprendosi ad una prospettiva tridimensionale. Il rapporto tra rappresentazione e realtà dell'elemento liquido viene ispezionato grazie all'uso di moderne tecnologie, tramite riproduzione meccanica e elettronica. E nel 1986 nel rappresentare l'Italia alla XLI Biennale di Venezia, idea una delle sue opere più significative: Bronx. In occasione della Documenta 8 di Kassel,(1987) presenta la monumentale installazione Roma che definitivamente lo consacra sul piano internazionale. Per i suoi cinquant'anni (1990) Reggio Emilia lo festeggia dedicandogli una grande antologica dislocata negli spazi dei Civici Musei, del Foro Boario, del Teatro Cavallerizza, dove Plessi espone per la prima volta i noti Armadi.
Concetto PozzatiCome si misurano le rose in montagna
Concetto Pozzati
(Vo' Vecchio Padova 1935 )
Si iscrive alla scuola serale di Pubblicità, poi alla facoltà di Architettura e all'Accademia di Belle Arti di Bologna. Presto abbandona gli studi per coltivare l'interesse esclusivo della pittura. Per vivere dipinge foulards e lavora come grafico pubblicitario. Sono gli anni dell' Ultimo naturalismo secondo la nota definizione di Francesco Arcangeli. Figlie di questa temperie sono le prime opere di Pozzati, quali Le Teste. Nel 1959 Renato Barilli lo presenta nella prima personale, a Milano: conosce ivi Carlo Carrà e Lucio Fontana, che lo incoraggiano a proseguire nel cammino dell'arte Partecipa alla VIII Quadriennale romana (1960) con opere di morfologia organicista. Negli anni successivi, si affaccia alla poetica dell'oggetto, dove affianca, accanto a forme organiche, figure geometriche e prelievi della realtà esterna. Una via alla quale resterà fedele per gli anni a venire. Cresce la tensione artistica verso l'oggettivazione della realtà esterna, oltre le soglie dell'informale E' invitato nel 1964 alla XXXII Biennale di Venezia, anno d'esordio della Pop Art in Europa. Nel 1975 gli viene assegnato a Firenze il Perseo d'oro
Sergio SaroniIl principe ranocchio
Sergio SarriSchermo d'analisi e attrezzo
Sergio Sarri
(SeSar) ( Torino 1938)
Si dedica a lungo alla pittura e all'illustrazione pubblicitaria prima di approdare al fumetto nel 1984 quando, con lo pseudonimo di SeSar, inizia a pubblicare su 'Corto Maltese' storie assai particolari nelle quali reinterpreta miti e personaggi del cinema statunitense dagli anni Trenta agli anni Cinquanta: da Rita Hayworth a Errol Flynn, da Humphrey Bogart a King Kong. Giunto alla cosiddetta 'letteratura disegnata' piuttosto tardi, questo autore, come ha scritto Vincenzo Mollica, ha il merito 'd'avere imboccato una strada nuova nell'universo del fumetto, quella cioè di poter utilizzare senza complessi situazioni cinematografiche in un gioco che moltiplica le possibilità della finzione e della narrazione'. Nel 1995 realizza per la casa editrice Lo Scarabeo gli originali Tarocchi del cinema. /p>
Luigi SpacalOmaggio ai martiri della risiera di Trieste
Claudio VernaSenza titolo
Claudio Verna
(Guardiagrele, Chieti 1937)
A Firenze dal’57, dal’62 vive a Roma. Esordì intorno al 1960 con mostre a Firenze e a Milano, dedicandosi poi a un’attività di analisi e di critica che lo pone vicino alle posizioni di molti artisti concettuali. Ha impostato, fin dai primi anni sessanta, il suo lavoro sui temi della percezione; realizzava inizialmente opere rivolte all’analisi della pittura all’interno di se stessa, sul filo della ricerca neoconcreta. La sua pittura crea una sorta di spazio psicologico, vòlto, per un lato, verso la Optical Art, dall’altro, verso la sperimentazione sul colore. Considera la pittura come “campo”, che si trasforma a mezzo di variazioni minime, sensibilissime. Si avvicinerà, in seguito, pur rimanendo legato al dipingere, ad una concettualizzazione della pittura, che diventa per lui, una sorta di diagramma mentale. Il lavoro si trasforma in una sorta di proposizione linguistica. Progressivamente il suo lavoro assume consonanze quasi naturalistiche; vi si inseriscono effetti di gestualità che, pur non rifiutando la sua origine di meditazione astratta sulla pittura, lo arricchiscono di una carica di emotività di grande impatto.
Vladimir VelickovicAnimal in motion
Vladimir Velickovic
(Belgrado 1935)
Diplomato alla facoltà d'architettura di Belgrado, professore alla Scuola Nazionale Superiore di Belle Arti di Parigi. Vive e lavora a Parigi dal 1966. Molto diverso da ogni altro è Vladimir Velickovic, poiché la sua realtà è possente e satura di un’angoscia che non avevamo ancora incontrato. Si è fatto per lui il nome di Bacon, ma Bacon stesso ha riconosciuto la grande originalità del pittore iugoslavo, ritenendo errato il riferimento. Non basta infatti a giustificarlo, il fatto che entrambi siano a volte partiti come stimolo per le loro immagini da fotografie di Muybridge. Come in questa serie di opere ripetute sul tema di un uomo che sale una scala, e intitolate Viaggio. Non ho mai visto un viaggio più angosciante; mi ricorda quello immaginario, sulle scale che portano non si sa dove, nelle Carceri di Piranesi; come un sogno di paura. L’uomo di Velickovic va verso il buio, verso il nulla, o verso un abisso; in ogni caso il suo salire è una discesa.
Giorgio GiustiGiusti's Dream
Pietro GallinaGioconda Pin Up
Pietro Gallina
Grafico esperto in comunicazione pubblicitaria ha partecipato alla Biennale di Venezia 1995 nel settore Impronte del corpo e della mente al Padiglione Italia, nell'ambito della mostra Identità e alterità, curata da Adalgisa Lugli. Impronta è il segno del passaggio, dell'esserci... Il fare artistico può avere due polarità: quella del rappresentare o quella del fare. Nel primo caso l'artista raffigura il mondo naturale o quello dell'immaginazione. Nel secondo entra direttamente nell'opera con il suo corpo e lo riproduce col calco, con l'ombra, la sagoma, la traccia. E' questo secondo aspetto che viene indagato attraverso 'Impronte..', attraverso il lavoro di artisti dagli anni Cinquanta ad oggi.
Pablo EucharrenLe restanti sono andate perdute
Eugenio CarmiSegnale Immaginario
Eugenio Carmi
(Genova 1920)
Ha studiato a Torino sotto la guida di Felice Casorati e si è poi applicato a lungo nel campo della grafica, esperienza questa che è stata fondamentale per la sua ricerca pittorica. Si autodefinisce 'fabbricante di immagini'. La sua opera si situa nell’ambito di una ricerca di carattere geometrico in cui grande attenzione è data all’uso del colore. Il superamento dei vincoli impliciti nella geometria e del rigore freddo avviene infatti nelle sue opere mediante un attento gioco di colori dai toni caldi. Coesistono nella sua opera le figure poligonali con i cerchi, i segmenti di linea con gli archi di curva in modo naturale e con grande libertà l’artista dispone questi elementi sulla tela e ne percorre le infinite possibilità espressive calibrando gli accordi di colore e attivando atmosfere spesso rarefatte, in cui superfici e spazio (e in esso la costruzione prospettica dal taglio certo personale) esaltano l’azione della geometria. La più importante mostra antologica della sua opera è stata allestita dal Comune di Milano nel 1990 e ad essa ha fatto seguito una ampia rassegna nelle sale del Palazzo Reale di Budapest nel 1992.
Gino Stefanoni
PennelliRenato VolpiniL'astronave dell'amore
Giulio TurcatoComposizione segnica
Valeriano TrubbianiScena venatoria
Valeriano Trubbiani
(Macerata, 1937)
Comincia a scolpire nella bottega del padre, fabbro ferraio, stimolato nella sua immaginazione dagli attrezzi agricoli della civiltà contadina. Esordisce a Macerata nel 1957 in due mostre personali. Le sue prime sculture in ferro saldato guardano all’informale. Ha una prima mostra personale alla Galleria Alta di Venezia nel 1962. Nelle sculture di questi anni, ispirate all’aratro, interviene incidendo i piani di acciaio che assemblati, fanno pensare a macchine belliche (Bellica 0015). Tra la fine degli anni ‘60 e gli anni ‘70 introduce nella sua scultura la figura umana e gli animali, sottoposti alla tortura di macchine diaboliche. Nel 1968 realizza i suoi primi film in super 8 e la sua prima opera in chiave ambientale, Ludi funeralia. Nel 1972 ha una sala personale alla Biennale di Venezia: presenta la scultura ambientale Ractus-ractus. Negli anni ‘80 la sua scultura ha una fase più narrativa, ispirata ai temi del mare e della nave. In questo ambito collabora alla realizzazione di alcune scene del film La nave va di Fellini. Nel 1987 presenta al Palazzo Municipale di Recanati opere ispirate a Giacomo Leopardi. Nel 1989 è nominato Accademico di San Luca.
Vito Tognoli
MelaGino MarottaStruzzo
Valeriano Trubbiani
La sua pittura e scultura si inscrivono dentro il segno di una ricerca sull'immagine. I quadri non sono mai frutto di un'improvvisazione, di un gesto d'impeto, sono sostanza di un pensiero, racconto di ricordi, eseguiti in piombo, stagno, rame, grafite, e quasi sempre su tavola, raramente presentano del colore, che non sia quello naturale del materiale usato Agli esordi il giovane artista si propone come una delle interpretazioni più estreme della poetica informale, ma poi lo supera e guarda alla pop americana proprio quando la Scuola di Piazza del Popolo si attesta quale polo europeo della grande arte americana, ma Roma non è lo spazio metropolitano newyorkese,è il luogo dove convivono storie di civiltà e di culture avvicendatesi nei secoli e che negli anni Sessanta ha interpretato anche il mito americano. In questo clima Marotta, proprio attraverso l'uso di colori urlati, di stridenti vernici da automobile, da cartellone o da segnaletica stradale, tenta di riannodare le fila della storia attraverso la rivisitazione dell'impianto iconico, predilige gli alberi, le nuvole, il mare, la pioggia, gli animali, sono immagini che egli riscatta alla consunzione.
Pierluigi LavagninoOmbre in un cespuglio
Pierluigi Lavagnino
(Chiavari 1933- Milano 1999)
Nel 1953 trascorre alcuni mesi in Francia, soggiornando a Parigi, vede i dipinti impressionisti - comincia così la lunga proficua e meditazione sull'opera di Monet e Cézanne, Morandi e di Braque, e le appassionate letture soprattutto di Proust e di Pavese, si ha un quadro dell'educazione culturale giovanile dell'artista. Nel 1956 si trasferisce a Milano, il cuore dell'arte italiana del periodo. Frequenta da subito l'ambiente della Galleria del Milione, nel 1958 organizza la prima mostra alla Galleria Montenapoleone. Nuove amicizie e nuove suggestioni, in pittura e le letture segnano la sua sensibilità umana e la sua rigorosa solitaria ricerca pittorica. Nel 1959, ha tenuto la sua prima personale a Stuttgart; espone poi in mostre di tendenza in gallerie private e pubbliche. Dal 1961 compie viaggi per visitare musei e mostre, testimonianza del bisogno costante di rinsaldare il legame con la tradizione della pittura. Nel 1966 è invitato alla Biennale di Venezia. Si susseguono allora le mostre personali e di gruppo. Nel 1992 la Provincia di Reggio Emilia e il Comune di Cavriago organizzano la sua prima grande mostra antologica
Ibrahim KodraSuonatori
Ibrahim Kodra
(Likmetaj 1918)
Kodra arriva dunque in Italia, salpato da Durazzo con altri compagni, prima a Bari, poi a Roma, infine a Milano1938:. Era il tempo dell'Italia fascista. A Brera segue I corsi prima di Carpi, poi le lezioni di Carrà, e per la scultura quelle di Messina. Superò l'esame di ammissione con Aldo Carpi, trovandosi in quell' Accademia che allora annoverava tutti artisti ' di chiara fama'. Nel dopoguerra partecipa ai movimenti artistici più significativi come I gruppi ' Oltre Guernica”. Nel 1948 partecipa a Roma alla Conferenza Internazionale della Pace e in quella occasione conosce Picasso alla cui arte resterà profondamente legato. Innumerevoli sono le mostre personali e collettive a cui egli partecipa Tra I numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, ricordiamo la medaglia d'oro dell'Accademia Francese nel 1972 a Campione d'Italia, il Premio 'Onore della Patria', dalla Presidenza della Repubblica d'Albania nel 1996 a Tirana ecc. Le Opere di Ibraim Kodra sono conservate, oltre che in Vaticano e presso la Camera dei Deputati di Roma, nei musei, nelle Gallerie e nelle collezioni private di tutto il mondo. Oggi Kodra vive e lavora a Milano
Edward KienholzIl senso degli affari
Edward Kienholz
(Fairfield, Washington, 1927)
Era il 1952, l'economia statunitense in ripresa, Los Angeles era il paradiso dello spreco e Kienholz, adolescente del «waste not, want not », formato al valore intrinseco delle cose, convinto che una civiltà potesse essere capita da ciò che buttava, rimase affascinato da un luogo dove i rifiuti sono beni ancora utilizzabili e la spazzatura è un tesoro per chi vi sa cercare. Kienholz all'epoca ancora componeva quadri, splendidi lavori espressionistico-simbolici, dove la pittura era stesa con la scopa al posto del pennello, mischiata a schegge di legno per renderla più densa. Probabilmente fu il contatto con Los Angeles a sviluppare, o forse solo accelerare, la propensione dell'artista verso opere freestanding, lavori che si staccavano dal muro invadendo lo spazio dello spettatore, costruiti con oggetti presi dalla realtà, oggetti trovati nella spazzatura o nei mercatini, portati a nuova vita dalla sua creatività e dal feticismo della nostra civiltà. Nacquero così gli assemblage (John Doe, 1959, Jane Doe, 1960) e poi all'inizio degli anni Sessanta i tableaux. I tableaux erano enormi assemblage, human scale environmental assemblage, che ricostruivano interi ambienti e situazioni.
Lothar FisherTorta femminile
Lucio FantiOmaggio a Martiros Sarian